Nella storia del design italiano, ci sono oggetti capaci di superare la propria funzione e trasformarsi in simboli culturali. La Tolomeo di Artemide è uno di questi. Progettata nel 1986 da Michele De Lucchi con la collaborazione di Giancarlo Fassina, nasce dall’idea di riscrivere un archetipo – la lampada da lavoro a braccio – attraverso un linguaggio più essenziale, tecnico e contemporaneo. Una forma rigorosa, alleggerita e resa dinamica da un sistema di cavi, tiranti e leve, pensato per muoversi in totale libertà nello spazio.
L’intuizione originaria è semplice e potente: reinterpretare i meccanismi antichi dei bilancieri e delle strutture sospese, trasformandoli in elementi visivi e funzionali. I bracci articolati in alluminio lucidato, le molle esterne, il sistema di contrappesi non sono dettagli nascosti, ma parte integrante dell’estetica.

Tolomeo espone la propria struttura come un principio costruttivo, dichiarando apertamente la logica che regge ogni movimento. È un equilibrio tra precisione ingegneristica e leggerezza formale, dove la funzionalità diventa figura, e la luce si fa strumento di lavoro tanto quanto gesto poetico.

Sin dal debutto, la lampada rivela la sua natura architettonica. Ogni componente risponde a un fine: orientare la luce, adattarsi ai cambi di postura, accompagnare la concentrazione e il pensiero. La testa orientabile, i bracci regolabili e il meccanismo a molla permettono una libertà totale, mentre la presenza visiva rimane discreta, sottile, intrisa di una bellezza pulita e razionale. Non c’è nulla di superfluo: solo forma e funzione che coincidono con naturalezza.
Il successo internazionale è immediato, e nel tempo Tolomeo si evolve in una linea completa, declinata in più configurazioni. Accanto al modello da tavolo nascono versioni Mini, Micro, da parete, da terra, a sospensione, fino alle edizioni Mega pensate per ambienti ampi e scenografici.
L’anima rimane la stessa, mentre la tecnologia evolve: sorgenti LED dedicate, soluzioni dimmer, ottimizzazioni dell’efficienza luminosa. Ogni passaggio preserva l’identità formale, senza bisogno di riformulazioni radicali. Tolomeo si evolve nei dettagli, ma conserva lo spirito che l’ha resa un’icona.

Nel 1989, il riconoscimento del Compasso d’Oro ne sancisce il valore progettuale, consacrandola come uno degli esiti più chiari e consapevoli del design industriale italiano. È un oggetto pensato per funzionare, ma capace di restituire un’idea di luce, di casa, di spazio, interpretando con coerenza quella visione di “luce per l’uomo” che definisce la filosofia Artemide. La sua presenza negli interni contemporanei – studi creativi, residenze, biblioteche, showroom – è segno di una qualità che non si consuma. Tolomeo non vive solo nel passato della sua origine, ma nel presente della sua continua rilevanza.
Oggi, a quasi quarant’anni dalla sua nascita, rimane un riferimento internazionale e uno dei manifesti più chiari dell'approccio al design di Artemide: la luce come cultura del progetto. Razionalità e poesia, tecnicismo e delicatezza, funzione e gesto. Tolomeo è tutto questo. Una macchina perfetta che illumina, e allo stesso tempo un segno che parla di equilibrio, rigore e visione. Un’icona del design italiano, viva e attuale, che continua a raccontare una storia fatta di idee e di luce.
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